
Sulla mappa del Catasto toscano del 1821, la località oggi chiamata “Il Poggetto” ha il nome di “Poggetto alle Mosse” ed è attraversata dalla vecchia strada di accesso a Piombino.
La via, con un percorso perfettamente rettilineo, coincidente in parte con l’odierna strada del Cotone e del Poggetto e in parte (oltre la zona industriale) con l’attuale Corso Italia, arrivava in un paio di chilometri fino al Rivellino, cioè alle porte della città. Le “mosse”, a mio avviso, non possono che indicare il luogo da cui iniziavano le gare di cavalli, come confermano i parecchi toponimi uguali presenti in varie zone d’Italia.
Citiamo, in proposito, la “Via del Ponte alle Mosse” a Firenze, presso il ponte sul Mugnone, vicino a piazza Puccini, da dove prendeva un tempo “le mosse” (cioè partiva) la “corsa dei bàrberi”, un palio a cavallo molto antico, disputatosi fino al XIX secolo. Un altro esempio è costituito dalla località “Le Mosse”, a Montefiascone (VT), che prende il nome dai palii che lì si correvano a partire almeno dal XV secolo (G. Breccola, Frazioni e località nel territorio di Montefiascone).
Si deve supporre, quindi, che a Piombino, sul tratto di strada dritto, di circa 2 km, che portava dal Poggetto in città, si svolgessero nei secoli passati corse di cavalli, in occasione di particolari ricorrenze o avvenimenti.
Il principe di Piombino Jacopo III Appiani, nel Quattrocento, era appassionato di cavalli, che allevava e mandava a correre i vari palii della Toscana, a Siena, Firenze, Lucca e altre città, spesso ottenendo la vittoria.
Dai registri dei Maschiani, mercanti di Pisa, risulta evidente che lo stesso principe organizzò anche alcune corse nel suo Stato, perché acquistò il materiale necessario per preparare il “palio”, cioè il drappo destinato al vincitore (P. Meli – S. Tognetti, Il principe e il mercante nella Toscana del Quattrocento, pp. 25-26).
Licurgo Cappelletti, nella sua Storia della Città e Stato di Piombino, ci dice che nel maggio del 1470 gli Anziani di Piombino indissero per quell’anno e per gli anni successivi un palio per la festa patronale di S. Anastasia, senz’altro con la partecipazione anche dei cavalli di Jacopo III.
Altri due palii, «uno di velluto con ricami d’oro a spese del Signore e uno di panno a spese della Comunità» furono corsi annualmente a partire dal 28 agosto 1507, festa di Sant’Agostino, per celebrare la fine del dominio di Cesare Borgia sulla città.
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